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Seminar paper from the year 2004 in the subject Romance Studies - Italian and Sardinian Studies, grade: 2, University of Vienna (Institut für Romanistik Wien), course: Salvatore Satta, Maria Giacobbe und Marcello Fois: Drei literarische Stadtporträts von Nuoro, language: Italian, abstract: Nella parlata nuorese „Nuoro“ si chiama „Núgoro“. Già a partire dalla metà del XIV secolo esistono toponimi come Nuor, Nuer, Nuro, Nuru e Nuoro che indicano con certezza il centro barbaricino. La presenza di alcuni nuraghi dimostra che la località era già abitata in epoca preromana. Nel periodo romano, poi,…mehr

Produktbeschreibung
Seminar paper from the year 2004 in the subject Romance Studies - Italian and Sardinian Studies, grade: 2, University of Vienna (Institut für Romanistik Wien), course: Salvatore Satta, Maria Giacobbe und Marcello Fois: Drei literarische Stadtporträts von Nuoro, language: Italian, abstract: Nella parlata nuorese „Nuoro“ si chiama „Núgoro“. Già a partire dalla metà del XIV secolo esistono toponimi come Nuor, Nuer, Nuro, Nuru e Nuoro che indicano con certezza il centro barbaricino. La presenza di alcuni nuraghi dimostra che la località era già abitata in epoca preromana. Nel periodo romano, poi, di qui passava la strada per mediterranea da Cagliari ad Olbia. Già agli inizi del dodicesimo secolo Nuoro appartiene alla diocesi di Ottana, la cui esistenza è testimoniata a partire dal secondo decennio dello stesso secolo. Nel medioevo la villa di Nuoro era uno dei più importanti centri della diocesi di Ottana ed infatti, Nuoro aveva sempre una grande appartenenza alla diocesi. Nel 1627 il centro barbaricino secondo il censimento contava già 2300 abitanti. In un testo del 1639 un certo Francesco Angelo de Vico diceva che Nuoro per il suo cielo e per la sua terra e per altre qualità era segnalata fra tutte le ville di quel regno perché era molto grande e molto popolosa ed i suoi abitanti erano molto notabili, ricchi, di grande abilità e ingegno. Questa è un´affermazione che nel giallo di Fois „Dura Madre“ viene negata: gli abitanti vengono descritti in modo completamente diverso. I secoli hanno proprio cambiato la città ed i suoi abitanti, almeno nell´opera di Fois. Fino al 1779 la villa fa parte della nuova diocesi di Alghero fino a quando verrà scelta come sede per la ricostituita diocesi Galtellì-Nuoro. Secondo una relazione del canonico Francesco Maria Carongiù nel 1777 Nuoro era „provvista di belle e ampie strade, deliziosa nella sua campagna ed abbondante altresì d´ogni genere di viveri, di buone carni, pane, circostanze tutte che rendono più grato il soggiorno“. La ricostituizione della diocesi di Galtellì consentì a Nuoro di emergere fra gli altri villaggi della zona. Nel 1836 fu proclamata città ed i dodici anni di governo dell´ arcivescovo Giovanni Maria Bua furono tra i più ricchi d`iniziative religiose, culturali e sociali per la diocesi e per il capoluogo. Furono costruiti un nuovo seminario e un nuovo palazzo vescovile e fu quasi terminata la nuova grandiosa cattedrale. La nuova città non si discostava molto dall´antico villaggio: Bua dice che „il materiale delle abitazioni non è molto elegante e appare agli stranieri un poco della rozzezza antica. Le case formate tutte di granito non hanno la maggior parte che il pian terreno col cortile davanti dove si tengono a stalla i giumenti e si accostano le legno.