La vita è costituita da incontri. Praticamente nessuno vive isolato dal contesto del linguaggio e dalle relazioni che questo comporta. Il più delle volte si tratta di incontri casuali e, se è vero che i parenti non si scelgono, è ancora più vero che gli incontri significativi lo risultano al passato, senza che nel momento uno se ne accorga consapevolmente. In questa avventura fatta di incontri lasciamo piccole tracce, piccoli segni di noi che, via via, assumono significati più profondi e complessivi. L’esistenza non ha un significato a portata di mano! La viviamo facendo e dicendo di questo fare e, sempre attraverso il linguaggio, la pensiamo perché ci rendiamo conto che siamo mortali, che cioè mentre viviamo stiamo contemporaneamente morendo: abbiamo consapevolezza che la nostra identità si consuma e tende a svanire. Proprio come le cose del nostro passato di cui perdiamo lentamente la nitidezza fino a dissiparne la stessa memoria. La vita scompare al passato ed al futuro. Come ha affermato il personaggio di un drammaturgo inglese: nasciamo per vivere e viviamo per morire! L’esistenza non resta che nel brevissimo ed evanescente presente ché è costituito da una briciola del passato e da un attimo di futuro che si incontrano per un attimo che subito svanisce. A pensarci bene sembra che l’esistenza non ci sia mai o che vada in fuga da qualche altra parte.