Voglio condividere con te, Lettore, la mia esilarante esperienza vissuta, arricchita dalla sapiente conoscenza di un antropologo, di un poeta, di un alpinista e altri professionisti che mi hanno accompagnato, con dilavamento e immersione, in questo stupefacente paese, il Nepal.
Ho colto la sorprendente atmosfera emanata dai simulacri di un storia viva dell'esuberante città di Kathmandu con il suo fascino fiabesco e decadente, della città di Patan, gioiello architettonico, di Bhaktapur, città vibrante e preziosa che ha ammaliato il regista Leonardo Bertolucci da diventare ambientazione del suo film Piccolo Buddha. Ho perlustrato un complesso rosario di villaggi sparsi lungo i versanti dell'Himalaya e nelle valli interne, mi sono lasciata affascinare dalla condivisione delle attività delle giornate trascorse come ospite presso famiglie amichevoli, da incontri, in grotte isolate ad altezze vertiginose, di monaci eremiti che mi hanno regalato lezioni di saggezza. Ho conosciuto, penetrato, mi sono lasciata rapire e tramortire da emozioni contrastanti, l'esuberante dominio di esaltanti forme di templi, stupa, pagode con le loro pietre, legni intagliati, colori, ori, una profonda malinconia per un tetro sentore di disfacimento, una caduta del senso di potenza e un abbandono alla solitudine. Sono sprofondata nella sua cultura che emana un fascino torbido, frastornante, incontri di persone con i loro suggestivi segreti non sempre svelati, persone accoglienti, laboriose, serene, trasfuse di esplicita e praticata religiosità. Atti, colori, profumi, azioni di menti in venerazione rapite da dei e idoli in un mosaico di templi dove il mistico e il divino si specchia nel mare di sangue degli animali sacrificati. Ho partecipato ai rituali della cremazione lungo il fiume Bagmati, ho partecipato alla venerazione della Dea Kalì con sacrificio di animali, ho incontrato nella sua residenza la Dea Kumari, l'unica dea vivente nel mondo, la vergine bambina, mi sono unita a pellegrini diretti al Monte Kailash. Ho percorso sentieri impervi sulle pendici scoscese verso vette sublimi dell'Himalaya, ammaliata davanti alle bianche cime dell'Everest, sono andata alla ricerca del raro leopardo delle nevi e dell'ombra fuggiasca dello yeti, invasa da piogge di suoni, luci, ombre, lampi e buio dove fiumi, laghi, boschi, rocce mi hanno accolto nel loro primitivo, selvaggio, inconsapevole mistero. Ho sopportato abbagli improvvisi di vedute sorprendenti che mi hanno segnato in modo indelebile la mente di un tamburo di sensazioni ed emozioni. Il Nepal è emotivamente oneroso e spiritualmente intenso.
Ho colto la sorprendente atmosfera emanata dai simulacri di un storia viva dell'esuberante città di Kathmandu con il suo fascino fiabesco e decadente, della città di Patan, gioiello architettonico, di Bhaktapur, città vibrante e preziosa che ha ammaliato il regista Leonardo Bertolucci da diventare ambientazione del suo film Piccolo Buddha. Ho perlustrato un complesso rosario di villaggi sparsi lungo i versanti dell'Himalaya e nelle valli interne, mi sono lasciata affascinare dalla condivisione delle attività delle giornate trascorse come ospite presso famiglie amichevoli, da incontri, in grotte isolate ad altezze vertiginose, di monaci eremiti che mi hanno regalato lezioni di saggezza. Ho conosciuto, penetrato, mi sono lasciata rapire e tramortire da emozioni contrastanti, l'esuberante dominio di esaltanti forme di templi, stupa, pagode con le loro pietre, legni intagliati, colori, ori, una profonda malinconia per un tetro sentore di disfacimento, una caduta del senso di potenza e un abbandono alla solitudine. Sono sprofondata nella sua cultura che emana un fascino torbido, frastornante, incontri di persone con i loro suggestivi segreti non sempre svelati, persone accoglienti, laboriose, serene, trasfuse di esplicita e praticata religiosità. Atti, colori, profumi, azioni di menti in venerazione rapite da dei e idoli in un mosaico di templi dove il mistico e il divino si specchia nel mare di sangue degli animali sacrificati. Ho partecipato ai rituali della cremazione lungo il fiume Bagmati, ho partecipato alla venerazione della Dea Kalì con sacrificio di animali, ho incontrato nella sua residenza la Dea Kumari, l'unica dea vivente nel mondo, la vergine bambina, mi sono unita a pellegrini diretti al Monte Kailash. Ho percorso sentieri impervi sulle pendici scoscese verso vette sublimi dell'Himalaya, ammaliata davanti alle bianche cime dell'Everest, sono andata alla ricerca del raro leopardo delle nevi e dell'ombra fuggiasca dello yeti, invasa da piogge di suoni, luci, ombre, lampi e buio dove fiumi, laghi, boschi, rocce mi hanno accolto nel loro primitivo, selvaggio, inconsapevole mistero. Ho sopportato abbagli improvvisi di vedute sorprendenti che mi hanno segnato in modo indelebile la mente di un tamburo di sensazioni ed emozioni. Il Nepal è emotivamente oneroso e spiritualmente intenso.