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In questa seconda pubblicazione la persona di Michele Marino emerge in primo piano, come libero cittadino (e non più come civil servant ), con le sue riflessioni sulla realtà sociale, sul mondo, sulla politica, sulla vita quotidiana, insomma un mosaico di vicende ed un affresco di impressioni con pennellate rapide e sferzanti, già evidenti nella scelta dei titoli dei capitoli, mai banali e sempre comunicativi al massimo sin dalla prima lettura. Pure la dedica la dice lunga sulle intenzioni reali dell’autore, che si fa osservatore del vissuto individuale e collettivo, con piglio quasi…mehr

Produktbeschreibung
In questa seconda pubblicazione la persona di Michele Marino emerge in primo piano, come libero cittadino (e non più come civil servant), con le sue riflessioni sulla realtà sociale, sul mondo, sulla politica, sulla vita quotidiana, insomma un mosaico di vicende ed un affresco di impressioni con pennellate rapide e sferzanti, già evidenti nella scelta dei titoli dei capitoli, mai banali e sempre comunicativi al massimo sin dalla prima lettura.
Pure la dedica la dice lunga sulle intenzioni reali dell’autore, che si fa osservatore del vissuto individuale e collettivo, con piglio quasi sociologico e senza scadere nel facile moralismo. Del resto, non è affatto casuale anche la scelta di Giuseppe Giusti per l’esergo del volume: si chiama in causa proprio colui che, come si legge nella sua poesia “Sant’Ambrogio”, mette “le birbe alla berlina”, cioè espone i birboni alla vergogna, alla derisione, come avveniva in passato nel medioevo ed ancora in pieno Ottocento, esponendo al pubblico ludibrio un accusato, un condannato, collocato su una panca o su un palco (appunto la “berlina”), dove campeggiava un cartello recante la scritta che indicava la colpa dello sciagurato.
La metafora è chiara: la “berlina” usata da Marino è il suo stesso tomo, ovvero le pagine dedicate alla corruzione ed alla questione meridionale, alle nuove generazioni ed agli attentati, all’uso delle dimissioni ed alle forme ironiche.
Non traspare odio per i colpevoli, i mistificatori, i mestatori, i guastafeste. Quel che se ne ricava è invece un invito a ripensare il nostro modo di agire, il nostro assuefarci a ciò che avviene attorno a noi, non solo in Italia ma pure in Palestina o Israele, in Ucraina o in Russia, nello Yemen o in Iran, o in molte altre parti del mondo.
Michele Marino, peraltro, non esprime giudizi in segreto sugli altri per poi lasciarci indovinare i soggetti in causa (come avviene nel gioco di società detto appunto “berlina”). Anzi egli è persino molto esplicito ed indica dati di fatto ed autori, senza remore di sorta. Tutto è chiaro e riconoscibile.