«Un poeta deve lasciare tracce del suo passaggio, non prove», scriveva René Char. E da poeta Ettore Mondini fissa sulla pagina le sue tracce, ossia i suoi versi. Nella sua raccolta, breve e preziosa, affida alla lirica il compito di raccontare la sua vicenda biografica, fatta di amore, nostalgia e ricordo. Un complesso di sentimenti che affiorano dal suo io, preponderanti, componendosi in una sorta di diario di viaggio che altro non sono che appunti dell'animo. Il loro compito è quello di esorcizzare il dolore, compagno della sua esistenza. Sulla scia della grande tradizione ermetica italiana di Ungaretti, Quasimodo e Montale, Ettore Mondini crea una poesia fatta di istanti e di parole fulminee. Di versi potentissimi.
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