Nell’agosto del 1922 un Cesare Pavese non ancora quattordicenne trascorre dodici giornidi vacanza al mare in un campo scout e affida a questo diario — pubblicato da Galata una prima volta nel 2008 — il resoconto dettagliato della sua “avventura”: tracce del futuro scrittore che di lì a breve (a cominciare dal successivo 1923) impugnerà la penna per comporre le sue prime opere.Alla primavera dello stesso 1923 risale un poemetto finora inedito: Amore indiano, un “brufolo poetico” in terzine dantesche e di evidente ispirazione salgariana.. Si tratta di un ulteriore documento di quel convinto e assiduo tirocinio poetico, non sempre e non tutto riconducibile a un semplice apprendistato. Chiari i riferimenti autobiografici e l’influenza degli autori letti e studiati a scuola (Dante in primis) e non (Salgari per l’appunto).