I versi di Robert Frost messi in esergo introducono all’inquietudine esistenziale del Padula, un presbitero sui generis, particolarmente sensibile alle istanze sociali e politiche del tempo, un abate che dal pulpito non esitò a indicare nel bracciante un cristo di carne. Da patriota e giornalista attraversò con la sua tonaca, in modo disinvolto, il periodo unitario vivendolo con passione politica, virile consapevolezza e con la sofferenza che il peccato comporta. I suoi cedimenti raccontano ansia religiosa e profondi turbamenti insieme ad un eros prepotente proposto sempre con garbata malizia in opere che testimoniano il profondo dissidio dell’intera sua vita, tra amori profani e istanze religiose.