In questa pubblicazione ho tentato di approfondire e di fornire delle indicazioni utili riguardo i bisogni educativi speciali nella sindrome autistica. Oltre agli aspetti comportamentali mi sembrava importante considerare anche il tema dell'integrazione del bambino con autismo, focalizzando l'attenzione sulle metodologie avanzate, includendo aspetti legati alla valutazione delle abilità. Le mie ricerche si sono basate sui testi pubblicati da Cottini, ma anche da altri autori quali, Schopler, Martin e Pear, Kozloff, che si sono occupati più approfonditamente di pianificazione delle linee di intervento educativo personalizzato. A partire dal programma TEACCH, che si avvale dell'utilizzo di principi che riguardano insegnamenti strutturati, programmi per lo sviluppo della comunicazione spontanea e che costituiscono un contributo metodologico estremamente rivoluzionario, studiato da Schopler e i suoi collaboratori nei primi anni '70. E' importante sottolineare la valenza di questo programma, perché prende in considerazione l'aspetto cognitivo oltre che quello comportamentale. Un programma basato sull'adattamento dell'ambiente interconnesso alle attività e alle esigenze del bambino. Nel presente lavoro, ho voluto citare la straordinaria storia di una persona autistica: Donna Williams e le esperienze da lei vissute a scuola: la sua storia, le sue perplessità, le difficoltà che ha incontrato in quel contesto. Ho cercato di analizzare e mettere in luce, i programmi più utilizzati in campo autistico, e che hanno dato e continuano a dare alle famiglie con figli affetti da tale patologia, e non solo, ma anche ad educatori, compagni, la possibilità di poter entrare in relazione con loro. Programmi che stanno ottenendo risultati positivi, mirati, capaci di coinvolgere tutto ciò che ha a che fare con il bambino, per tutto l'arco della giornata, per tutta la vita. Al termine di questo capitolo, ho presentato il programma ABA, che sta per: analisi applicata del comportamento, (in inglese, Applied Behavior Analysis), che non è un modello specifico di trattamento, ma è l'analisi dei comportamenti deficitari ed eccessivi e delle relazioni fra questi e le condizioni esterne, finalizzata alla ricerca di informazioni utili alla costruzione degli interventi educativi, che si focalizza, sul modo in cui si manifesta quel tipo di comportamento. Mi è sembrato significativo chiudere il capitolo con il Metodo di Lovaas, che è stato il primo ad applicare l'ABA, per insegnare al bambino le tecniche dell'imitazione base: come accrescere la vocalizzazione e portarla sotto temporaneo controllo; l'imitazione dei suoni; di sillabe e parole; del volume, del tono e velocità delle vocalizzazioni, ma anche frasi ed espressioni. Ho sottolineato più volte quanto sia determinante il contatto oculare, tra operatore e bambino, perché promuove l'azione di rinforzo e ricompensa. Elementi e dettagli indispensabili per la riuscita e il progresso del bambino stesso. Ho proseguito, integrando parte dei procedimenti, a cui l'operatore-educatore dovrebbe far riferimento per poterli poi trasferire al bambino ed insegnargli ad esprimere le proprie emozioni e i sentimenti. Al termine di questo capitolo, sono passata alla descrizione degli ausili visivi, che rappresentano un'altra forma di comunicazione. Strumenti utili, capaci di offrire informazioni più ricche all'organizzazione della vita, sviluppando aspetti fondamentali del processo comunicativo. E questo, è proprio l'obiettivo che mi sono proposta nel lavorare a capofitto su questa tesi.