Alla metà del IX secolo i popoli di una Slavia recentemente cristianizzata entrano nella scrittura e nella storia grazie all'operato di due missionari bizantini, i fratelli tessalonicensi Costantino-Cirillo e Metodio, che, inventato un nuovo alfabeto, osano tradurre testi sacri e liturgici utili al giovane gregge in un vernacolo barbaro promosso a lingua colta e sacra. Di questa vicenda, che ha condizionato profondamente la cultura slava, segnandone la mentalità e determinando l'evoluzione delle moderne lingue nazionali, e in particolare quella del russo, l'Introduzione alla lingua paleoslava ripercorre le linee, raccontando la genesi, le trasformazioni e la funzione del paleoslavo all'interno della Slavia medievale e fornendone una accurata descrizione fonetica, morfologica e sintattica, corredata di numerosi esempi e di tavole morfologiche.NICOLETTA MARCIALIS insegna Filologia Slava presso l'Università di Roma Tor Vergata. Si è occupata di teoria della letteratura (M. M. Bachtin e la sua cerchia), di cultura russa antica e settecentesca (le eresie, il dibattito sul protestantesimo, la nascita del teatro, i dialoghi dei morti, l'immagine dell'America), di storia della lingua russa (il problema della diglossia, le tappe della codificazione, i dizionari). Ha tradotto e curato autori bulgari e russi (tra gli altri, E. Stanev, D. Fonvizin, N. Gogol').