Oggi siamo produttori di continue performance. Ogni momento è occasione per produrre contenuti, progetti e prestazioni, in una eterna corsa competitiva che porta a stanchezza e nuove alienazioni. L’individuo moderno, così, diventa performer, mirando a un ideale di perfezione irraggiungibile. La relazione tossica con tempo e tecnologie, ormai pervasive nella quotidianità digitale, produce una cultura della performance che è caratterizzata da cambiamenti, competizione e incertezza. Questo ritmo di vita crea una società affetta da malesseri, nella quale le persone rischiano di diventare «performalcolizzate», ossia dipendenti dalle performance: iperconnessione, burnout, disturbi d’ansia e depressivi sono le psicopatologie che ne derivano. L’autore propone un decalogo con alcune strategie di disintossicazione dal «prestazionismo» per costruire un nuovo modello di vita, basato sul benessere e sulla salvaguardia della salute del singolo e della collettività.