Il 26 agosto 2005 l’autore da inizio al suo ottavo lavoro, inventandosi una diavoleria benigna, scaramanticamente parlando, perchè è deciso a scrivere tutte le cento pagine del quadernone usando semplicemente una matita per constatare se il contenuto è diverso da quelli scritti con la biro. L’ultima pennellata la darà nella giornata del 27 dicembre 2005 e chi l’ha già letto, anche se in formato non ufficiale, si accorge già dalle prime pagine che non si tratta di un unico pensiero ma è una composizione di piccoli spezzoni: esattamente 42 parti, decisamente una diversa dall’altra. Questo particolare è dovuto a vari fattori. Per elencarne qualcuno, come sanno solo gli scrittori, per poter scrivere qualcosa di buono è necessario che il posto e il momento coincidano con la voglia di attrarre chi legge, tenendolo ben incollato al libro, il quale non deve essere pesante, non deve portare noia e alla fine anche se il lettore non è stato molto attento si deve essere in grado di fare un piccolo riassunto "naturalmente questo discorso è valevole per chi la biro o il computer lo si usa con professionalità". Nel suo caso lascia un pò a desiderare perchè essendo un autodidatta commette molti errori, come quello di non riuscire a tenere un filo logico dall’inizio alla fine e poi perchè mette troppa carne al fuoco e non completa gli argomenti.