Lettore: “Cosa vuoi significare Athos?”.
Io: “Gli sbagli della vita”.
Lettore: “Cioè grazie al tuo libro ora i ragazzi potrebbero non sbagliare più?”.
Io: “No, no, il contrario, si deve sbagliare, fa parte del gioco”.
Lettore: “Non capisco, e quindi?”.
Io: “È un racconto di formazione astratto che ripercorre certi sbagli”.
Lettore: “Che noia, non è reale quindi? Ma c’è una storia che decolla o è tutta teoria?”.
Io: “Decolla per andare dove? È meglio essere che andare, o almeno capire chi si è mentre si va… Comunque sì, c’è una storia d’amore che lega tutto. C’è solo un piccolo problema”.
Lettore: “Spara?”.
Io: “Finché non arrivi alla fine del libro non lo capisci”.
Lettore: “Sei un paraculo. Perché ridi adesso?”.
Io: “Perché la vita succede proprio attraverso i sorrisi, quelli spontanei dei bambini, quelli tirati dei genitori stressati, quelli che ti manca il fiato, quelli di ‘Arthur Fleck’ e quelli di un adulto che deve reimpararli partendo dai suoi sbagli”.
[…]
Lettore: “Tutto qui?”.
Io: “No, la verità è che col tempo cambiano i motivi per cui sorridere, per questo ho diviso questo primo libro in tre capitoli: vent’anni, trent’anni e quarant’anni”.
Lettore: “Quindi ci sarà un secondo libro?”.
Io: “Mago”.
Io: “Gli sbagli della vita”.
Lettore: “Cioè grazie al tuo libro ora i ragazzi potrebbero non sbagliare più?”.
Io: “No, no, il contrario, si deve sbagliare, fa parte del gioco”.
Lettore: “Non capisco, e quindi?”.
Io: “È un racconto di formazione astratto che ripercorre certi sbagli”.
Lettore: “Che noia, non è reale quindi? Ma c’è una storia che decolla o è tutta teoria?”.
Io: “Decolla per andare dove? È meglio essere che andare, o almeno capire chi si è mentre si va… Comunque sì, c’è una storia d’amore che lega tutto. C’è solo un piccolo problema”.
Lettore: “Spara?”.
Io: “Finché non arrivi alla fine del libro non lo capisci”.
Lettore: “Sei un paraculo. Perché ridi adesso?”.
Io: “Perché la vita succede proprio attraverso i sorrisi, quelli spontanei dei bambini, quelli tirati dei genitori stressati, quelli che ti manca il fiato, quelli di ‘Arthur Fleck’ e quelli di un adulto che deve reimpararli partendo dai suoi sbagli”.
[…]
Lettore: “Tutto qui?”.
Io: “No, la verità è che col tempo cambiano i motivi per cui sorridere, per questo ho diviso questo primo libro in tre capitoli: vent’anni, trent’anni e quarant’anni”.
Lettore: “Quindi ci sarà un secondo libro?”.
Io: “Mago”.