Isole e voci è una raccolta di tredici racconti ambientati in tre luoghi diversi: Sicilia, Venezia, Sardegna. Ogni racconto è una voce narrante, un personaggio o un insieme di personaggi che raccontano, in prima persona, la loro storia. Sono storie diverse, come diversi sono i luoghi, le epoche, i personaggi, ma un filo sottile li unisce : l’insularità. Come le isole in cui vivono, tutti i personaggi che raccontano sono essi stessi delle isole, perché ciascuno , immerso nel presente della propria esistenza , non ha altra urgenza che quella di dire di sé e della propria storia per vivere nella pagina e nelle parole. Ed è attraverso tutti questi piccoli spiragli aperti a fatica da ciascuna voce, che il lettore può penetrare all’interno di mondi tanto diversi ma anche accomunati da emozioni e sentimenti universali. C’è la bambina del racconto iniziale che narra con innocenza il dramma di cui è inconsapevole; la polifonia di voci di un campiello veneziano che racconta da molteplici punti di vista la medesima tragedia; la voce narrante esterna che espone con apparente distacco piccoli fatti quotidiani nella realtà complessa di un paese siciliano; la voce leggera e terribile di un uomo che racconta di sé e dell’insipienza della propria vita nel proscenio di una Cagliari fredda e ventosa; la vecchia signora che assiste ad una commedia organizzata dalla compagnia di attori della terza età; il ritorno di una coppia di anziani, dopo una vita di emigrazione, nella propria terra, con le aspettative disattese, i silenzi e la quieta disperazione di chi è sradicato per sempre; il reduce di guerra che ritorna in una casa un tempo sua e adesso sconosciuta; le disavventure tragicomiche di un prete troppo ambizioso; una donna anziana e la sua solitudine. Tutto questo raccontano le voci nelle storie. Il registro è quello del parlato quotidiano: la scrittura si flette alle esigenze dei parlanti ed acquista di volta in volta l’accento dei luoghi, la sintassi involuta e piena di anacoluti, come spesso avviene nei discorsi tra gente umile nella quotidianità. In qualche racconto, quando la voce narrante è esterna alla vicenda narrata, la scrittura si presta al un registro medio, ma solo per andarsi ad intrecciare con quello dei narranti tutte le volte che si affacciano alla finestra della narrazione.