Il mito di Narciso, richiamato nella copertina di questo volume, racchiude in sé l’afflato ancestrale dell’individuo sia a conoscere se stesso, per autodeterminarsi, sia ad incontrare l’altro, per rendere tale atto non un mero gesto di autoreferenzialità, bensì un comportamento che permetta di vivere nella società, in tutte le sue dimensioni, in modo sempre più pieno, libero, vero e conscio. Se questo desiderio a “sitim sedare” può essere interpretato alla stregua di una condizione antropologica essenziale ed individuale, tuttavia non può sfuggire come, su ampia scala e mutatis mutandis, la necessità di conoscenza dell’altro da sé possa e debba essere anche applicata, su ampia scala, ai sistemi giuridici. Ciò specialmente nel contesto storico in cui versiamo, ove fenomeno migratorio (relativamente nuovo per l’Italia, almeno rispetto ad altri Paesi europei a tradizione coloniale) e globalizzazione necessitano non solo l’incontro tra individui ma anche l’accostamento di situazioni culturali, sociali, religiose e giuridiche tra di sé differenti. Su questa premessa risulta fondamentale che quanti, studiosi e pratici, operano con il diritto siano in grado di comprendere appieno il substrato giuridico di chi entra in contatto con loro, al fine di poterne appieno comprendere le istanze ed essere un veicolo privilegiato affinché pluralità sia ricchezza e valorizzazione di tutti, comprensione ed accettazione dell’alterità, senza rischio di snaturare la propria peculiarità, e non si trasformi invece in drammatico conflitto.