Questo è un libro concepito per onorare chi ha combattuto, è rimasto mutilato, è morto ed è stato dimenticato, e per perpetuare nella comunità jerzese il valore di tante vite spezzate e la forza del loro esempio. Un libro quindi doveroso, che raccoglie le notizie più diverse, ma che intende consegnare alle nuove generazioni la storia delle centinaia di ierzesi chiamati alle armi in una Guerra definita dagli storici “l’ultima delle guerre d’indipendenza”. Fu invece una follia collettiva e l’Italia precipitò nella fornace di un conflitto come mai si era visto, nel fango delle trincee e nel sacrificio di preziose vite umane e di beni materiali. Furono anni terribili, da non dimenticare. Noi vogliamo ricordare, riconoscenti per le sofferenze dei nostri combattenti, unendo la generazione dei soldati del 1915-18 a quelle di oggi e ritrovando negli jerzesi di oggi i discendenti dei ragazzi che partirono per la guerra. Tutto cominciava con la visita di leva, che per i giovani di Jerzu si svolgeva a Lanusei, capoluogo di mandamento, o nel distretto di Cagliari, dove arrivavano con il treno che partiva da Stassioni. Era un’occasione per fare festa, perché allora la chiamata alla leva era una sorta di rito di iniziazione alla maggiore età, anche se si diventava maggiorenni a 21 anni. Ma quando i giovani mobilitati cominciarono a partire per la guerra, il clima cambiò: alla naturale spavalderia tutta giovanile cominciò a mischiarsi la paura dei pericoli cui si andava incontro. Anche perché ben presto cominciarono ad arrivare in paese le notizie dei morti, dei feriti e dei prigionieri. Molte famiglie diedero alla guerra figli e padri, spesso tutti i giovani di casa, e la mancanza di notizie dal fronte accentuava l’angoscia dell’attesa.