Milano, anni '60. La piccola Manù ha cinque anni e vive con i genitori nel cuore della città, in un palazzo fatiscente tempestato di insegne al neon e pubblicità ruggenti del dopoguerra. L'aria che si respira per le strade è frizzante, elettrica, ma le pulsazioni della città arrivano a stento al lugubre appartamento all'ultimo piano in cui vive Manù. La sua unica finestra sul mondo è un piccolo lucernario sotto il soffitto della cucina, troppo in alto perché lei possa vedere altro che un brandello di cielo, ma è da lì che partono le sue fantasie. E anche le sue prime cicatrici. Attraverso dieci racconti e dieci vividi disegni a pastello, Emanuela Testa ripercorre alcuni degli episodi più intensi della sua infanzia, dal trasferimento in periferia alla scoperta della dipendenza da alcol del padre, alla miseria, alla disperata ricerca della fede, alla malattia di sua madre. Il tutto visto dagli occhi della piccola Manù, una delle tante bimbe che, in anni non così lontani da noi, ha dovuto affrontare l'abbandono, la disperazione e la fame, quella vera. La stessa che, ad appena dodici anni, l'ha costretta a diventare una donna adulta: colei che si è cucita da sola il vestito.