Guido Cravat è un uomo che non si fa mettere alle corde facilmente. E chi pensa di potergli dare scacco in poche mosse si sbaglia di grosso; questo vale anche per Dino Saluzzi: un investigatore spietato, affamato di soldi e accecato dall’ambizione. La storia – che riprende le fila delle indagini là dove le avevamo lasciate al termine del Subentrato – diventa sempre più torbida, un affresco in nero della spietatezza cui è capace l’essere umano quando è costretto a giocare il ruolo ora del cacciatore ora della preda. In questa resa dei conti magistralmente orchestrata. Franz Krauspenhaar intinge la penna nel piombo fuso delle amarezze e delle speranze tradite.