L’esperienza della pandemia ci ha portati a riflettere sul senso dello spazio, del tempo, del male e anche del bello. Il libro si interroga sull’essenza della bellezza e sul suo potere salvifico delineando una pluralità di significati: la “bellezza” non ha solo a che fare con il “bello estetico” ma con la trascendenza, non solo con il bene ma anche con il male, non con un ordine necessario ma con la contingenza, con l’esperienza e la libertà, con la caducità e la responsabilità. Una prospettiva, tutt’altro che appagata, nella quale se si può parlare di salvezza essa non è una destinazione chiara davanti a noi, ma un’esperienza estetica che può manifestarsi fin dentro le macerie, come luce nell’ombra.