Letteratura - romanzo (224 pagine) - Unico romanzo di un autore drammatico che inserisce in questa prosa non poche strizzate d’occhio al palcoscenico, quello teatrale e, soprattutto, quello della vita, in cui ognuno recita la propria parte e fatica a emanciparsi dal personaggio cucito su di lui.
Una trama incalzante che ti impedisce ogni distrazione, che ti inchioda sul posto (divano, ombrellone, letto, treno…) dove hai iniziato la lettura, che ti obbliga a riflettere sull’ipocrisia di una società in cui lo scarto tra realtà e finzione ha assunto le dimensioni di una voragine lungo le cui pareti è quasi impossibile non scivolare. La biondina (1893) è uno di quei romanzi nel cui titolo è racchiuso in modo beffardo lo snodo principale del plot: una storia di sesso, di tradimenti, di disperazione e di vendetta, collocata, ancora una volta, nelle vie di una sordida Milano di fine Ottocento, immensa bisca clandestina in cui ogni giocatore fa la sua mossa con oculata disonestà e cade vittima dei propri bluff. L’esistenza si riduce così a un perpetuo imbroglio perché a nessuno è accordata la licenza di comportarsi bene.
Marco Praga (Milano, 20 giugno 1862 – Varese, 31 gennaio 1929), figlio del celebre scapigliato Emilio, fu un commediografo di successo (si ricordino, solo per citare i titoli più noti, Le Vergini, 1889; La moglie ideale, 1890, commedia interpretata da Eleonora Duse e a lei dedicata; La crisi, 1904; La porta chiusa, 1913) e uno stimato critico teatrale della rivista «Illustrazione Italiana». Fu, inoltre, direttore della SIAE dal 1896 al 1911 e sovrintendente di una compagnia stabile del Teatro Manzoni di Milano. Oltre alle opere per il teatro, pubblicò il romanzo La biondina (1893) e una serie di racconti. Le crisi depressive di cui soffriva da sempre si acuirono a causa di alcune delusioni personali e di una grave malattia polmonare, per cui fu ricoverato nel sanatorio di Varese, dove si suicidò.
Una trama incalzante che ti impedisce ogni distrazione, che ti inchioda sul posto (divano, ombrellone, letto, treno…) dove hai iniziato la lettura, che ti obbliga a riflettere sull’ipocrisia di una società in cui lo scarto tra realtà e finzione ha assunto le dimensioni di una voragine lungo le cui pareti è quasi impossibile non scivolare. La biondina (1893) è uno di quei romanzi nel cui titolo è racchiuso in modo beffardo lo snodo principale del plot: una storia di sesso, di tradimenti, di disperazione e di vendetta, collocata, ancora una volta, nelle vie di una sordida Milano di fine Ottocento, immensa bisca clandestina in cui ogni giocatore fa la sua mossa con oculata disonestà e cade vittima dei propri bluff. L’esistenza si riduce così a un perpetuo imbroglio perché a nessuno è accordata la licenza di comportarsi bene.
Marco Praga (Milano, 20 giugno 1862 – Varese, 31 gennaio 1929), figlio del celebre scapigliato Emilio, fu un commediografo di successo (si ricordino, solo per citare i titoli più noti, Le Vergini, 1889; La moglie ideale, 1890, commedia interpretata da Eleonora Duse e a lei dedicata; La crisi, 1904; La porta chiusa, 1913) e uno stimato critico teatrale della rivista «Illustrazione Italiana». Fu, inoltre, direttore della SIAE dal 1896 al 1911 e sovrintendente di una compagnia stabile del Teatro Manzoni di Milano. Oltre alle opere per il teatro, pubblicò il romanzo La biondina (1893) e una serie di racconti. Le crisi depressive di cui soffriva da sempre si acuirono a causa di alcune delusioni personali e di una grave malattia polmonare, per cui fu ricoverato nel sanatorio di Varese, dove si suicidò.