Una città innominata, ma che è Trieste, nella sua netta evidenza topografica, lessicale e caratteriale: una città frustrata e scettica, inquieta e disorientata, in cui, tra gli assalti e i soprassalti della bora, si consumano piccoli-grandi drammi, pietosi e grotteschi. Un protagonista che attraversa con disincanto crescente tre cruciali decenni del Novecento. E, attorno a lui, in una ridda stordente e paradossale, molti altri attori, alcuni “ospiti illustri” e una folla di comparse. Soffia la bora spazzando strade e piazze. Ma la bora più inquietante è nella mente di ognuno: sani e “malati”, pazzi e “normali”. E le tragicomiche vicende in tre “tempi” (dai primi Anni ’20 ai tardi Anni ’40) che investono come folate la città e i suoi bizzarri abitanti si risolvono in uno psicodramma di gruppo che è, anche e soprattutto, ansia di fuga dalla precarietà quotidiana, febbrile ricerca di identità.