I partigiani, in questo dialogo, si presentano come figure storiche del passato e nella finzione letteraria dialogica come persone tuttora viventi. La finzione serve per meglio rendere il significato dei valori della Resistenza. L'attribuzione di pensieri, di concetti e di sviluppi posteriori, ad autori non contemporanei, non è una novità nella storia letteraria. Non è, quindi, una sorpresa che alcuni partigiani i utilizzino un linguaggio che va di là della cultura di provenienza. Si pensi al filosofo Platone che fa esprimere a Socrate, che non aveva lasciato nulla di scritto, lo sviluppo da lui attuato del pensiero socratico, facendolo il protagonista dei suoi Dialoghi. A ragione, perché Socrate è l'autore di quel modo di pensare che è alle origini del pensiero platonico. Così gli ideali dei partigiani sono alle origini del presente dialogo. Autore [auctor da augere, cioè aumentare], infatti, non è solo chi scrive un libro, ma anche colui dal quale lo scritto sorge o per il quale si sviluppa. Allo stesso modo, perciò, i partigiani della brigata Puecher si possono considerare i veri autori delle parole scritte nel presente dialogo.