Il romanzo si apre con la misteriosa morte di Francesca Bentivoglio: appena ventenne, unica erede d’una famiglia d’antica schiatta ma finanziariamente piuttosto malmessa, la ragazza precipita dal sesto piano di un vecchio palazzo a poca distanza da casa sua, nell’alba grigia d’una mattina di fine estate, a Roma. Sembra un suicidio, ma chissà.
A indagare su questa morte sono il commissario Giovanni Leoncavallo e il suo vice Riccardo Lobello.
Sullo sfondo, la città di Roma, colta tra lo spegnersi riluttante di un’estate torrida e uno smagliante inizio d’autunno. Le sue strade, i suoi palazzi, i suoi vicoli deserti, ancora avvolti dalla foschia del primo mattino o, al contrario, brulicanti di persone forniscono lo scenario per «quella sorta di romanzone a fosche tinte», per dirla con l’esasperato commissario, che si snoda «tra i gran palazzi del centro cittadino e le miserabili casupole della periferia e che vede protagonisti addirittura una principessa – anzi due, la vecchia e la giovane; e poi fanciulle, cavalieri erranti, serve avide di denaro, bambini innocenti e portinai curiosi».
A indagare su questa morte sono il commissario Giovanni Leoncavallo e il suo vice Riccardo Lobello.
Sullo sfondo, la città di Roma, colta tra lo spegnersi riluttante di un’estate torrida e uno smagliante inizio d’autunno. Le sue strade, i suoi palazzi, i suoi vicoli deserti, ancora avvolti dalla foschia del primo mattino o, al contrario, brulicanti di persone forniscono lo scenario per «quella sorta di romanzone a fosche tinte», per dirla con l’esasperato commissario, che si snoda «tra i gran palazzi del centro cittadino e le miserabili casupole della periferia e che vede protagonisti addirittura una principessa – anzi due, la vecchia e la giovane; e poi fanciulle, cavalieri erranti, serve avide di denaro, bambini innocenti e portinai curiosi».