In un’epoca come la nostra, di diffuso malessere e di impotenza,in cui la delirante promessa di felicità è stata sostituita dall’attesadi un tempo oscuro e dalla caduta di spiritualità e ideali,il significato di Libertà è impregnato di utilitarismo e tornaconto.Nutriti da questo sistema, vittime della prepotente manipolazionedei mezzi di comunicazione, gli adolescenti hanno spento desiderioe passioni per rispondere all’imperativo dell’utile e, mentre alcunisi apprestano a diventare cittadini perfettamente inseritiin questa triste logica sociale, altri invece pagano con la detenzionela sfida contro una società instabile che non è più in grado di fornire lorovalori, struttura e possibilità di comporre le contraddizionidella propria crisi esistenziale.Come i giovani detenuti di Nisida, l’isola dove hanno camminatoCarlo Poerio, il generale Nicola Bellomo e il giovane Roberto Dinacci,l’isola dove i gabbiani danzano, con stridenti concerti.Rintracciare dai loro scritti il cammino che ha guidato 25 giovanissimidi Nisida alla comprensione della Costituzione e all’idea correttadi Legge, mi ha permesso di attraversare paesaggi inesploratidella loro anima, intuirne ferite e lacerazioni che il loro racconto tace.Infanzia negata, precocissimi e inquietanti passaggia un’adolescenza anomala.Nonostante la loro narrazione a una prima lettura possa apparire parzialee caratterizzata da un tratto soggettivo, queste voci gridano all’unisonol’esperienza drammatica di ognuno e acquisiscono l’eroicità di un coro.Anche se ogni voce infatti sembra riconoscersi in una individualitàsolitaria e assoluta che la differenzi da tutte le altre, che giustifichila nostalgia privata, che ne indichi il ritorno in patria, l’unico luogoche possa ricomporre la propria esistenza spezzata, tuttavia la libertà,cui ciascuno aspira, appartiene alla nostalgia di tutti,e le loro storie si fondono in una struggente polifonia.