Alirupe: una manciata di case abbarbicate sopra il blu mozzafiato del mare siciliano. Anticamente la Rupe di Alì, monito sornione di una colonizzazione alla rovescia, di un tempo in cui gli “infedeli” fuggirono indignati dai depravati occidentali. Ed ecco che l’apparizione di Akir è quasi il segno di un destino beffardo, col suo strano modo di parlare smozzicando stralci di francese e un dialetto siciliano ormai fossile, a dimostrazione che l’esoticità è solo illusione. La sua casa sorge laddove un tempo il circolo Lenin brulicava di ragazzi appassionati di politica e futuro; da antico esule, ora è il tunisino a ridare vita, di tanto in tanto, a una passione rassegnata alla mediocrità del presente. Ma lui non si chiede il perché, lui sa vivere e sporcarsi con la concretezza delle cose, contrariamente a Zangara e agli stravaganti “habitatores” della biblioteca, contrariamente ad Andrea, il protagonista che con le sue e-mail dà vita a questa storia appassionata e semplice, straordinaria e profondamente intima; in una parola: indimenticabile. Come possiamo vivere quando cadono le illusioni ed è comodo perdersi nella propria riconosciuta follia? Persino l’amore è pura spinta alla procreazione, e allora, quale strada prendere? Norino lo chiama “domocentrismo”, ma scegliere di ridimensionare il proprio sogno e costruirsi una “casa”, anelare finalmente alla normalità, può essere il più arduo dei cammini. Franco Di Liberto è nato e vive ad Alcamo. Sposato, ha due figli. È stato funzionario e dirigente della pubblica amministrazione. Ha svolto una lunga attività politica accompagnata da un costante impegno sindacale, attraversando il Sessantotto e gli anni successivi con una partecipazione che non ha mai ritenuto di dover rinnegare, anche se non immune da contraddizioni ed errori. Questo suo primo romanzo sembrerebbe sottostare a una sorta di singolare tradizione (iniziata più di mezzo secolo fa con Tomasi di Lampedusa) che vede diversi narratori siciliani pubblicare in età matura. Forse perché la vita bisogna prima viverla per poterla raccontare?