Esistono porte nella vita che è meglio non aprire. Ma Dorothea Tanning non era una donna qualsiasi. Come una novella Alice, ha spalancato ogni porta, varcando la soglia e immergendosi in un universo di arte, letteratura e poesia. Per anni, è stata riconosciuta solo come la “moglie di Max Ernst”, un’etichetta che soffocava la sua individualità e il suo immenso talento. Non era infatti una musa, una strega o una femme fatale, bensì una Cercatrice che ha infranto lo specchio della realtà, lasciando un segno indelebile nel movimento surrealista. Le sue tele oniriche, le sculture morbide e sensuali, le poesie e i testi letterari sono un invito a esplorare l’ignoto e a varcare la soglia del Meraviglioso che si nasconde dietro l’ordinario.