Il progetto del Teatro Potlach non è soltanto un grande evento spettacolare o uno spettacolo itinerante quanto piuttosto un intervento che si struttura e si costruisce sul territorio e da esso dipende. È un intervento non solo artistico ma anche antropologico e sociale che coinvolge in prima persona la realtà in cui si realizza come protagonista stessa dell’evento. L’intento è quello di costringere lo spettatore originario del luogo a rivedere il suo borgo, la sua città o parte di essa sotto un altro aspetto, sottraendola alla routine del quotidiano e mettendo in evidenza le bellezze native dei paesaggi. Un raffinato linguaggio teatrale – videoproiezioni, videomapping, grandi teli – disgrega la normale viabilità delle città e crea passaggi obbligati che dall’esterno conducono a un interno e poi riportano nuovamente all’esterno, davanti a una situazione completamente diversa e a tratti spiazzante. Quindi si costruiscono racconti e situazioni che di volta in volta si legano alle specificità dei luoghi, narrando alle persone del posto la propria storia, le proprie origini che spesso vengono dimenticate o date per scontato.
La certezza del ritorno è un tentativo di ricognizione critica su un progetto che ha preso corpo un po’ ovunque sul pianeta ma che, ovunque sia stato, ha ritrovato, come in Calvino, sempre la città dei suoi natali, quella Fara in Sabina che ha accolto anche l’edizione del quarantennale del teatro.
La certezza del ritorno è un tentativo di ricognizione critica su un progetto che ha preso corpo un po’ ovunque sul pianeta ma che, ovunque sia stato, ha ritrovato, come in Calvino, sempre la città dei suoi natali, quella Fara in Sabina che ha accolto anche l’edizione del quarantennale del teatro.