Prefazione di Chiara Rizzi
Il lavoro di ricerca sulla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio a Palazzo, promosso dall’associazione Palazzo Arte Cultura, si struttura quasi come una vera e propria indagine. Gli autori conducono un’inchiesta nel tentativo di svelare aspetti identitari a partire dal toponimo del piccolo paese lucano: pongono interrogativi, seguono tracce, individuano testimoni, strutturano ipotesi mettendo in fila alcune prove indiziarie e, infine, elaborano una tesi che di fatto risulta essere ben più ampia e articolata di quello che l’ipotesi iniziale lascia presupporre. Uno degli aspetti più interessanti di questa indagine è sicuramente il suo metodo. Essa procede, attraverso alcune domande di ordine generale, da un’analisi di tipo territoriale fino ad arrivare a chiamare in causa un testimone chiave: il piccolo tempio che si trova all’ingresso dell’attuale cimitero di Palazzo S. Gervasio. Nel caso di quello che impropriamente viene definito patrimonio minore questo modo di procedere costituisce un efficace strumento per l’impostazione di una fase conoscitiva, propedeutica ed essenziale per la salvaguardia del patrimonio non monumentale che caratterizza gran parte del nostro Paese. Si tratta della necessità di affrontare lo studio del patrimonio diffuso attraverso uno sguardo ampio e un’indagine di tipo paesaggistico.
Gennaro Ungolo, architetto, vive e lavora tra Palazzo San Gervasio e Milano. Ha sempre partecipato alla vita culturale della cittadina lucana. Fondatore e presidente dell’Associazione “Palazzo Arte Cultura”, cura la rivista “Dispense”.
Nicola Varnavà, nasce a Palazzo San Gervasio, da giovane si trasferisce in Piemonte, ma l’amore per la sua terra d’origine rimane immutato, anzi la lontananza lo amplifica, nei suoi lavori essa viene decantata con la sua storia, i suoi personaggi, la natura agreste e le sue pregevoli fonti.
Il lavoro di ricerca sulla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio a Palazzo, promosso dall’associazione Palazzo Arte Cultura, si struttura quasi come una vera e propria indagine. Gli autori conducono un’inchiesta nel tentativo di svelare aspetti identitari a partire dal toponimo del piccolo paese lucano: pongono interrogativi, seguono tracce, individuano testimoni, strutturano ipotesi mettendo in fila alcune prove indiziarie e, infine, elaborano una tesi che di fatto risulta essere ben più ampia e articolata di quello che l’ipotesi iniziale lascia presupporre. Uno degli aspetti più interessanti di questa indagine è sicuramente il suo metodo. Essa procede, attraverso alcune domande di ordine generale, da un’analisi di tipo territoriale fino ad arrivare a chiamare in causa un testimone chiave: il piccolo tempio che si trova all’ingresso dell’attuale cimitero di Palazzo S. Gervasio. Nel caso di quello che impropriamente viene definito patrimonio minore questo modo di procedere costituisce un efficace strumento per l’impostazione di una fase conoscitiva, propedeutica ed essenziale per la salvaguardia del patrimonio non monumentale che caratterizza gran parte del nostro Paese. Si tratta della necessità di affrontare lo studio del patrimonio diffuso attraverso uno sguardo ampio e un’indagine di tipo paesaggistico.
Gennaro Ungolo, architetto, vive e lavora tra Palazzo San Gervasio e Milano. Ha sempre partecipato alla vita culturale della cittadina lucana. Fondatore e presidente dell’Associazione “Palazzo Arte Cultura”, cura la rivista “Dispense”.
Nicola Varnavà, nasce a Palazzo San Gervasio, da giovane si trasferisce in Piemonte, ma l’amore per la sua terra d’origine rimane immutato, anzi la lontananza lo amplifica, nei suoi lavori essa viene decantata con la sua storia, i suoi personaggi, la natura agreste e le sue pregevoli fonti.