Per chi volesse azzardare un salto nel mondo del cinema horror-fantasy e conoscere più da vicino le ragioni che hanno dato grosso impulso all’uso di elementi tratti dal mondo della fiaba popolare, dalla mitologia e dall’iconografia di tradizioni religiose e misteriche, La cinepresa d’Arianna di Antonio Cioffi potrebbe essere un buon trampolino. (“Il Resto del Carlino”, 4 gennaio 1989)Senza miti non si vive, ma la società di massa si nutre di miti contraffatti, che non rappresentano una realtà fondatrice ma una menzogna funzionale al sistema. Un’analisi tradizionalista ispirata a René Guénon, attenta al cinema fantastico e di fantascienza. Settario, con qualche intuizione interessante. (Maurizio Cabona, “Il Giornale”, 7 maggio 1989)Cioffi, a partire da un’analisi prima massmediologica (…) e poi cinematografica, condotta nei meandri delle recenti produzioni horror e fantascientifiche, rileva un “coacervo” di miti arcaici più o meno depotenziati, rivisitati, laicizzati, o di idee moderne mitizzate o ancora di sincretismi a vari livelli fra simboli e miti arcaici, e immagini ed ideologie prodotte nel mondo moderno, che definisce globalmente “neo-mitica”. (Giovanni Ferfoglia, “La cosa vista”, 14-15, 1990)