È una lettura che scuote quella proposta da Bettina Di Bartolo, un urlo profondo ma sussurrato piano, una richiesta d’aiuto che si leva dal tetro silenzio di una camera vuota di entusiasmo, di gioia. Eppure, da quello stesso letto da cui ha origine la chiamata, sorge un alito di vita, si tesse un filo che diviene legame con l’esterno, ponte con il passato e con l’esistenza presente, con la natura che continua il suo ciclo al di là di quella stessa finestra che diventa punto di accesso a colori, odori, suoni, emozioni. Il sipario che Bettina Di Bartolo scosta nascondeva una scena triste forse, una storia che si ripete, ogni giorno, ogni ora, per sempre. Non sentiamoci lontani da questo mondo, la vecchiaia è tappa obbligatoria per chi vive, punto di vista privilegiato perché pregno di esperienza, di consapevolezza: “invecchiando si perdono molte cose che, prima, ignoravamo di avere” (Carlo Gragnani).