Quale rapporto corre fra il pensiero politico degli antichi e il destino biopolitico dell’Occidente? La biopolitica discende dal legame, istituito dagli antichi, fra la vita e la polis, come sostiene Agamben? Oppure l’assunzione e la cura del bios in quanto opera del politico sono radicate nel rifiuto della metafisica del sommo bene sul quale si fonda la modernità? O, infine, la politica dei moderni è una contraffazione della politica, e tale contraffazione ha piuttosto a che fare – come crede Quinzio – con l’escatologia cristiana e il mancato ritorno del Messia? A partire dall’indagine sulla funzione che i concetti di vita, paura della fine e potere ricoprono nella teoria politica di Hobbes, il volume cerca di rilevare le tracce delle antiche pratiche di cura, conoscenza e governo di sé e degli altri all’interno dell’attuale politieía, culminando nell’idea secondo cui il bene che la biopolitica insegue, individuabile nell’elusione della morte, rappresenta la contraffazione dell’oramai superato sommo bene degli antichi metafisici.