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La crisi finale del regime di Gheddafi, in particolare il sofferto allineamento italiano alla posizione dominante in Occidente, ha contribuito a portare definitivamente alla luce la natura dei rapporti instauratisi fra Roma e Tripoli a partire dal secondo dopoguerra. Alla marcata complementarietà geostrategica fra l'Italia, potenza industriale impegnata nella ricerca di risorse energetiche senza atteggiamenti neocoloniali, e la Libia, pronta a scambiare gas e petrolio con un progetto di sviluppo, non ha in fondo nuociuto la reciproca incomprensione. Nell'era di Gheddafi i due paesi sono…mehr

Produktbeschreibung
La crisi finale del regime di Gheddafi, in particolare il sofferto allineamento italiano alla posizione dominante in Occidente, ha contribuito a portare definitivamente alla luce la natura dei rapporti instauratisi fra Roma e Tripoli a partire dal secondo dopoguerra. Alla marcata complementarietà geostrategica fra l'Italia, potenza industriale impegnata nella ricerca di risorse energetiche senza atteggiamenti neocoloniali, e la Libia, pronta a scambiare gas e petrolio con un progetto di sviluppo, non ha in fondo nuociuto la reciproca incomprensione. Nell'era di Gheddafi i due paesi sono rimasti fermi nel loro insoluto e contrapposto passato coloniale, fra costanti rivendicazioni e parziali ammissioni, nel comune convincimento, intuito per primo da Aldo Moro, che il rafforzamento degli interessi comuni avrebbe potuto nel tempo ridimensionare le divergenze. A restarne penalizzata è stata piuttosto la possibilità di una seria cooperazione politica, ma neppure le tensioni fra Tripoli e Washington hanno interrotto il filo economico fra i due paesi. Il trattato di amicizia del 2008 ha inteso perpetuare questo paradosso, successivamente smascherato dall'intervento occidentale contro Gheddafi al quale anche Roma ha dovuto adeguarsi, nell'attesa di scoprire le ragioni di una cooperazione non solo economica con la nuova Libia.