Pippo Carrubba scrittore operaio, da quando scoprì che la penna era un'arma, incominciò a scrivere sin dagli anni '70 a Lotta Continua, quando questa implorò gli operai di scrivere ciò che succedeva sul posto di lavoro. Fu allora che notò in cantiere navale, tanti operai fissi che giravano in tutto il cantiere con l'ordine del medico di fabbrica di cambiare mestiere, aspettando che la direzione ubbidisse, mentre gli stessi si ammalavano ai polmoni… e quando entrò fisso nel 1976 con una lotta dura assieme ai lavoratori delle ditte, lì, seppe il numero di quanti erano, ben 200. Così scrisse una lettera ai giornali che fu pubblicata e, vedendo la rabbia del direttore dell'ufficio personale, capì il male che si faceva al "padrone" e il bene che si faceva a tutti, in quando sin d'allora s'incominciò a discuterne con il CDF per cambiare mestiere ai vari ammalati e non solo a questi. Contemporaneamente si faceva uscire questo problema del lavoro anche fuori della fabbrica, perché problema anche della società. Così la penna la usò come arma contro le ingiustizie sociali, che la stessa società usa contro i più deboli.
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