Ecologia, architettura, arte, paesaggio e le loro interazioni e interdipendenze, in una rilettura colta e provocatoria che rimette al centro elementi spesso dimenticati: l'uomo, la qualità del suo vivere, la comunità. L'architetto Maurizio Spada, fondatore dell'Istituto Uomo e Ambiente, sorto a Milano nel 1984, prosegue con il nuovo libro intitolato La cultura della bellezza, edito da Albeggi Edizioni, il “pensiero ecologico” già esposto nei suoi precedenti saggi. Secondo Spada, l'urbanistica tradizionale, da Ippodamo di Mileto a Le Corbusier, si è identificata sempre con la geometria, in una smania semplificante e riduzionista, confondendo la mappa con il territorio e seguendo le strutture mentali di una cultura orientata al dominio della natura e alla separazione fra soggetto e oggetto. La nuova urbanistica si appoggia sul paradigma ecologico della complessità e dell’interrelazione. Oggi s’intende più una “urbanologia” che raccoglie tutte le discipline umanistiche e affronta la città con una bio-socio-antropo-psico-ecologia che la vede come un ecosistema, cioè un insieme di relazioni di natura complessa. Anche l'architettura è concepita non tanto come un oggetto a se stante, quanto un insieme di relazioni con il contesto urbano o naturale.