L'armistizio, l'occupazione, la lotta fratricida, la tortura, la libertà. A oltre 65 anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, le vicende del sergente triestino della Decima M.A.S. Remigio Rebez ripercorrono una delle pagine più sofferte della storia italiana, mettendo in luce ancora una volta le atrocità commesse dalle autorità dell'allora RSI ai danni dei cosiddetti "banditi" partigiani e dell'intera popolazione civile durante l'occupazione nazista delle province orientali. La violenza, le torture, gli insulti, le percosse, le esecuzioni sono riportate a galla con dovizia di particolari dalle vittime della famosa "banda Ruggiero", la squadraccia della Milizia Difesa Territoriale che terrorizzò l'intera "bassa friulana" nel biennio 1944-'45, in cui il marò degli N.P. fu uno dei più zelanti poliziotti grazie ai suoi metodi brutali ed al grilletto facile che da sempre ne caratterizzarono l'operato. Colto dall'armistizio mentre si trovava a Roma con i compagni della Decima, Rebez riparò nella sua terra natale, Muggia, arruolandosi in seguito nel riorganizzato battaglione dei Nuotatori Paracadutisti. Giunto a Palmanova, il sergente triestino rimase vittima di un attentato partigiano e da lì iniziò la sua fine opera di caccia all'avversario politico, mettendo in campo ogni mezzo a sua disposizione per distruggere la Resistenza grazie all'aiuto dei camerati tedeschi. Una storia come tante nell'Italia martoriata dalla guerra per una nazione che, a distanza di 65 anni dalla conclusione del conflitto, fatica ancora a fare con obiettività i conti con il proprio passato.