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L’idea di accostare l’ironia alla disabilità può sembrare strana e irriverente. Le ragioni che mi hanno portato alla fine del mio percorso di studi ad affrontare congiuntamente questi due temi sono molteplici. La prima è personale: l’ironia è uno stile e un modo di affrontare le situazioni che mi appartiene molto e che ha da sempre fatto parte della mia formazione. La seconda ragione è di carattere professionale. Spesso nei contesti educativi extrascolastici, in cui le persone approdano per situazioni e vissuti difficili e dolorosi, c’è un clima austero e pessimista. Secondo la mia esperienza…mehr

Produktbeschreibung
L’idea di accostare l’ironia alla disabilità può sembrare strana e irriverente. Le ragioni che mi hanno portato alla fine del mio percorso di studi ad affrontare congiuntamente questi due temi sono molteplici. La prima è personale: l’ironia è uno stile e un modo di affrontare le situazioni che mi appartiene molto e che ha da sempre fatto parte della mia formazione. La seconda ragione è di carattere professionale. Spesso nei contesti educativi extrascolastici, in cui le persone approdano per situazioni e vissuti difficili e dolorosi, c’è un clima austero e pessimista. Secondo la mia esperienza è così nei servizi rivolti ai disabili gravi, in cui sembra che le persone, gli operatori in primo luogo, perdano il gusto della vita. Dove ci si misura con limiti, difficoltà e sofferenza, l’uomo sembra ritrarsi con paura. Invece «La progettazione umana autentica deve essere nutrita dal gusto della vita così come si presenta, con tutto il suo limite ma anche con tutta la speranza e la felicità che nasce dalla condivisione della ricerca del bene […] Se la pedagogia è la scienza del cambiamento, e se quindi la progettazione umana nasce da una mancanza ed è nutrita dalla speranza, i luoghi della formazione e della progettazione dovrebbero essere pieni di persone sorridenti, entusiaste, empatiche, comunicative»1. Se questo cambiamento partisse dai servizi e da coloro che vi lavorano, credo che si potrebbe lentamente anche cambiare la mentalità di chi vive le tematiche legate alla disabilità come esterne ed estranee. Secondo Murphy essa è assimilabile alla condizione di liminalità, in cui il soggetto vive in una condizione di mancanza di status sociale definito, in continua tensione tra riconoscimento e rifiuto. Viene dunque proposto l’Approccio delle Capacità di Martha Nussbaum come base di una teoria della giustizia sociale inclusiva, che si fonda sulla considerazione di bisogni e possibilità e che permette uguaglianza alle persone attraverso la redistribuzione delle risorse per garantire funzionamenti analoghi. L’ironia, in questo contesto, viene analizzata come strumento pedagogico ed educativo con precise potenzialità di liberazione del pensiero da condizionamenti e il raggiungimento della consapevolezza critica. L’agire umano e la parola sono le forme con cui l’uomo determina e connota la sua esistenza; è poi sottolineato il valore dell’espressione artistica della parola, della musica e del teatro, con particolare riferimento alle forme primitive e originarie di queste arti. Infine, viene lasciato spazio direttamente a tre esperienze artistiche che cercano di ribaltare e scardinare le concezioni comuni sulla disabilità, lasciando che sia l’ironia, attraverso la sua natura leggera e simpatica e nello stesso tempo contestatrice e ribaltatrice di limiti e punti di vista, a farne trapelare una nuova visione. (Tratto dalla introduzione dell'Autrice)