Nel 1932, anno in cui fu pubblicata “La dottrina del fascismo”, il governo di Benito Mussolini celebrava il decennale dalla marcia su Roma. In dieci anni il fascismo aveva cambiato l’Italia. Nel ’25 fu inaugurata la dittatura, nel ’29 fu firmata la pace con la Chiesa di Roma e nel ’32 l’intera Europa cominciava a prendere sul serio le ambizioni espansive e coloniali della giovane nazione proletaria e fascista. Dopo il programma di piazza San Sepolcro, nel quale Mussolini nel ‘19 enunciò i princìpi del fascismo durante la fondazione dei fasci italiani di combattimento a Milano, bisognava rielaborare tali dottrine, adattare nuove teorie che potessero abbracciare il nuovo corso normalizzatore che la rivoluzione delle camicie nere aveva subìto. La prima pubblicazione de “La dottrina del fascismo” avvenne all’interno dell’enciclopedia Treccani, la più importante impresa di ricerca culturale italiana, e rappresentava una parte del lungo elaborato che componeva la voce “Fascismo”. Il saggio fu redatto per metà dal filosofo Giovanni Gentile, che compilò la prima parte intitolata “Idee fondamentali”, e per l’altra metà da Benito Mussolini, che scrisse la seconda parte intitolata “Dottrina e politica sociale”. Il testo sarà il cardine dell’ideologia fascista per oltre dieci anni, fino alla mattina del 25 luglio del ’43, quando il re fece arrestare Mussolini ponendo fine al suo lungo governo durato vent’anni.