Giuseppe si accostò in punta di piedi all'uscio che metteva nella stanza del padrone, e stette in ascolto. - Dorme - susurrò poi. - Dorme? - disse Rocco Fea, ritto in mezzo all'anticamera, col cappello tra le mani. - Pazienza, aspetterò. - Ve l'avevo detto - riprese il servitore. - Dopo mezzogiorno dorme sempre un paio d'ore. - Un paio d'ore? Oh povero me! Allora non potrò ripartire che a sera... Un paio d'ore! Come si fa?... - Zitto! Si muove, cammina... Sì, sì, cammina. Adesso posso picchiare. Ma in quella l'uscio si aprì. - Cosa c'è? - domandò Roberto Duc, affacciandosi appena. - C'è il suo fittaiuolo che vorrebbe parlarle - rispose Giuseppe. - Dice che ha fretta. - Fretta no! - esclamò Rocco. - Non ho mai detto questo! - Avanti! - interruppe Roberto, rientrando subito ed avanzandosi verso la sua scrivania. Rocco diede un'ultima pulita al cappello, una ultima occhiata agli scarponi inverosimilmente lucidi, e seguì il padrone.
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