Da dove nasce il radicalismo filosofico e politico della Germania? La critica post-nietzschiana della modernità ha contribuito ad aprire la strada al nichilismo dei nazisti? E come superare le aporie teoriche e politiche del pensiero tedesco? Per chi come Leo Strauss si era trovato a dover fuggire dalle persecuzioni antisemite del nazionalsocialismo, queste domande si caricavano di una necessità esistenziale. Il presente volume raccoglie due confronti particolarmente diretti con tali questioni, un dibattito che negli Stati Uniti ha visto partecipare alcuni dei più importanti intellettuali dell’epoca, da Eric Voegelin a Herbert Marcuse, passando per Hannah Arendt e John Dewey.
La prima conferenza, “Le questioni aperte della filosofia tedesca postbellica” (1940), è un itinerario nella crisi del razionalismo moderno sviluppatasi in Germania dopo la Prima guerra mondiale, nonché una delle più rilevanti retrospettive di Strauss sul proprio percorso intellettuale. “Il nichilismo tedesco” (1941), dall’altra parte, delinea natura e cause del disprezzo nutrito dagli intellettuali tedeschi nei confronti di liberalismo e socialismo; un testo incredibilmente politico, in cui Strauss ha nascosto “tra le righe” un resoconto autobiografico della propria svolta dal giovanile radicalismo antimoderno alla difesa della democrazia liberale angloamericana, che porterà avanti negli Stati Uniti attraverso la filosofia politica premoderna.
Mai come in questi testi è possibile scorgere quanto il ritorno di Strauss ai greci non sia mosso da mera “infatuazione antiquaria”, ma dalla necessità contingente e politica di rispondere a problemi precisi del suo tempo (a cui corrispondono rispettivamente le due conferenze del volume): relativismo e nichilismo, frutti secondo Strauss dell’abisso aperto in Germania dalla crisi della modernità.
La prima conferenza, “Le questioni aperte della filosofia tedesca postbellica” (1940), è un itinerario nella crisi del razionalismo moderno sviluppatasi in Germania dopo la Prima guerra mondiale, nonché una delle più rilevanti retrospettive di Strauss sul proprio percorso intellettuale. “Il nichilismo tedesco” (1941), dall’altra parte, delinea natura e cause del disprezzo nutrito dagli intellettuali tedeschi nei confronti di liberalismo e socialismo; un testo incredibilmente politico, in cui Strauss ha nascosto “tra le righe” un resoconto autobiografico della propria svolta dal giovanile radicalismo antimoderno alla difesa della democrazia liberale angloamericana, che porterà avanti negli Stati Uniti attraverso la filosofia politica premoderna.
Mai come in questi testi è possibile scorgere quanto il ritorno di Strauss ai greci non sia mosso da mera “infatuazione antiquaria”, ma dalla necessità contingente e politica di rispondere a problemi precisi del suo tempo (a cui corrispondono rispettivamente le due conferenze del volume): relativismo e nichilismo, frutti secondo Strauss dell’abisso aperto in Germania dalla crisi della modernità.