Un giornalista televisivo senza alcuna fiducia nell’informazione.
Lavora in un open space, dietro la scrivania dei conduttori, dove bisogna sempre stare al buio.
È appena tornato da tre mesi di aspettativa in Argentina, è iscritto a un sito di incontri e abita in un quartiere borghese su cui Manu Chao non scriverebbe mai una canzone.
Ha una strana ossessione per gli anni; per lui ogni cosa può essere catalogata, così ci sono colori anni Settanta come il grigio e oggetti anni Ottanta come gli stuzzicadenti.
La sua routine in televisione si sovrappone all’amore per la ex studentessa e ai strani roghi che colpiscono il quartiere.
Un libro nostalgico e rabbioso, sentimentale e cinico, in cui l’autore confonde se stesso e il mondo mescolando privato e pubblico.
Lavora in un open space, dietro la scrivania dei conduttori, dove bisogna sempre stare al buio.
È appena tornato da tre mesi di aspettativa in Argentina, è iscritto a un sito di incontri e abita in un quartiere borghese su cui Manu Chao non scriverebbe mai una canzone.
Ha una strana ossessione per gli anni; per lui ogni cosa può essere catalogata, così ci sono colori anni Settanta come il grigio e oggetti anni Ottanta come gli stuzzicadenti.
La sua routine in televisione si sovrappone all’amore per la ex studentessa e ai strani roghi che colpiscono il quartiere.
Un libro nostalgico e rabbioso, sentimentale e cinico, in cui l’autore confonde se stesso e il mondo mescolando privato e pubblico.