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Filosofi della nonviolenza e uomini dotati di una forte coscienza individuale e di una grande consapevolezza del proprio obbligo morale, di intonazione kantiana, Claudio Baglietto (1908-1940) e Aldo Capitini (1899-1968) appartengono alla esigua schiera dei “persuasi”, di coloro che hanno saputo «dire “sì” al bene e dire “no” al male». L’intensificarsi del sodalizio culturale e spirituale tra i due, nato nel contesto della Scuola Normale Superiore di Pisa durante l’“era Gentile” e sviluppatosi in un legame di amicizia personale mai reciso, viene ricostruito attraverso le voci e le lettere dei…mehr

Produktbeschreibung
Filosofi della nonviolenza e uomini dotati di una forte coscienza individuale e di una grande consapevolezza del proprio obbligo morale, di intonazione kantiana, Claudio Baglietto (1908-1940) e Aldo Capitini (1899-1968) appartengono alla esigua schiera dei “persuasi”, di coloro che hanno saputo «dire “sì” al bene e dire “no” al male». L’intensificarsi del sodalizio culturale e spirituale tra i due, nato nel contesto della Scuola Normale Superiore di Pisa durante l’“era Gentile” e sviluppatosi in un legame di amicizia personale mai reciso, viene ricostruito attraverso le voci e le lettere dei protagonisti, con un’attenzione storicopolitica e, al contempo, etica, finalizzata a cogliere le motivazioni profonde sottese al loro rifiuto. Un rifiuto messo in atto per rispondere a un’urgenza e a un imperativo morale e religioso, prima ancora che politico. Le dure conseguenze umane e professionali derivanti dall’atto “eroico” di Baglietto, che decise di non fare ritorno in Italia per evitare il servizio militare, non solo rinunciando alla carriera accademica, ma anche esponendosi alle critiche degli amici e alla rottura con i familiari, e dalla scelta di Capitini, che rinunciò al proprio ruolo di Segretario della Normale pur di non iscriversi al partito fascista, cegliendo la via dell’esilio in patria, consentono di cogliere la dimensione più profondamente umana di due figure esemplari. Due uomini il cui comportamento dovrebbe, tuttora, guidare i singoli e la collettività nel trovare una risposta alla domanda “Che cosa fare oggi?”.

Pietro Polito, storico delle idee, si occupa di Novecento “ideologico” italiano ed è autore di saggi su Piero e Ada Gobetti, Aldo Capitini, Norberto Bobbio, Guido Dorso, Silvio Trentin, Umberto Campagnolo, Andrea Caffi, Danilo Dolci. L’altro suo filone di studi è la pace, la nonviolenza e l’obiezione di coscienza. Formatosi alla scuola Bobbio, ne ha curato diverse opere, tra cui il carteggio con Capitini, Lettere 19371968 (2012), e gli scritti sulla Resistenza, compresi in Eravamo ridiventati uomini (2015). Tra i suoi lavori più recenti: Elogio dell’obiezione di coscienza (2013); Le parole dello spirito critico. Omaggio a Norberto Bobbio (2015), Il dovere di non collaborare. Storie e idee dalla Resistenza alla nonviolenza (2017), L’eresia di Piero Gobetti (2018), L’utopia della rivoluzione. La rivoluzione liberale di Piero Gobetti (2019). È direttore del Centro studi Piero Gobetti e curatore dell’Archivio Norberto Bobbio.