Adriana Zarri - poetessa orante, teologa, donna libera, eremita comunicante - condivideva con gli animali i sentimenti e anche le sofferenze, da quelle del leone obbligato nel circo a rinunciare alla sua maestà, fino al cappone o al toro delle corride, torturati per la nostra ingordigia o la nostra crudeltà.Al pari degli antichi considerava simbolo della contemplazione la civetta o il gufo, animali della notte che sono in grado di scorgere quello che gli altri non possono vedere. Questo rispetto e amore per gli animali - per i gatti, soprattutto, e, tra questi, per la sua gatta nera Arcibalda - costituiscono una forma elevata di «ecologia», che è un'apertura a quella grande patria che è il mondo, e che comincia dalle persone (e dagli animali) che sono accanto a noi.Il libro raccoglie gli articoli «animalisti» che Adriana Zarri ha pubblicato sulla rivista Rocca dal 1984 fino al giorno prima di morire.
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