Con tale contributo si intende offrire un ritratto di Clemente Rebora e della sua opera - poesie e prose liriche, Epistolario - con attenzione peculiare al periodo della Grande Guerra, autentico snodo esistenziale ed artistico. Ma l'intero suo corpus letterario, costante riferimento di queste pagine, rivela l'uomo Rebora e i significati attribuiti all'evento mondiale come all' "esserci". Emblematica e ossimorica scrittura, unitaria nell'ispirazione, è tessuta di ombre luminose e straziante amore per la vita, intesa quale inscindibile condivisione. Continuo il rispecchiamento tra il vissuto privato - degli stretti rapporti familiari, particolarmente con la madre e il fratello Piero; con l'amata russa Lydia Natus; dell'intimo legame di amicizia con Angelo Monteverdi, Antonio Banfi, Daria Malaguzzi, Lavinia Mazucchetti; del forte nexus con Sibilla Aleramo, Michele Cascella, Giovanni Boine, etc. - e la dimensione simbolica ed epocale della deflagrazione mondiale: accettazione rassegnata, orrore, esaurimento della psiche. Progressivo e risolutivo il superamento dell'io, nella dimensione della fratellanza universale, del "tu" vero dell'umano, del "Tu" di Dio.
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