“La lunga attesa”, un titolo che evoca il travaglio esistenziale vissuto dal poeta Benedetto Maggio, se pur declinato in maniera diversa nelle differenti fasi della sua esistenza, e allo stesso tempo la faticosa e sofferta decisione di pubblicare questi versi che rappresentano la parte più intima e preziosa della sua esperienza umana. Queste poesie hanno qualcosa di antico e allo stesso tempo di profondamente moderno, hanno la nostalgia struggente delle liriche di Catullo e insieme l’angoscia della modernità. I turbamenti dell’uomo di oggi ci sono tutti: la memoria unita al rimpianto del passato, l’angoscia del presente e il senso di abbandono come quello di “un’anima stanca in letargo nel tempo”. Una poesia, quella di Benedetto Maggio, ricca e alta, sia sul piano del significato che del significante. Una lirica che esprime i turbamenti dell’uomo, di oggi e di sempre, in uno stile fortemente letterario, aulico, che sa di antico e, anche per questo, più stimolante e coinvolgente.