Affresco sul mondo dell'emarginazione, della malavita organizzata e dei piccoli crimini perpetrati nella Napoli tra l'Otto ed il Novecento. Viene descritto minuziosamente il mondo del sottoproletariato dedito all'arte dell'arrangiarsi in una Napoli al tempo una delle città più popolose ed importanti europee, stretta però tra le miserabili condizioni economiche di gran parte della cittadinanza e un fervore culturale che richiamava alla Belle Époque parigina. Superati gli indubbi anacronismi del testo che ha oramai più di cent'anni, questo libro conserva ancora un'importante valenza storica e sociale che in parte può essere utilizzata come strumento d'interpretazione delle dinamiche criminali che oggi ancora affliggono la città. Così scopriamo che già allora si definivano "paranze" quei gruppi delinquenziali dediti a specifiche attività criminali come la "Paranza delle zoccole" e la "Paranza dell'oro falso", oppure che era consuetudine tra i malavitosi l'uso del tatuaggio come segno di distinzione e prova di coraggio. Il volume offre così al lettore una descrizione completa delle più diffuse tipologie di azioni delittuose in uso a quel tempo a Napoli: dal leggendario "pacco", allo scippo, al traffico di carne umana, alla vendita di bambini, ai raggiri con vittime i forestieri, al furto con scasso, fino allo sfruttamento della prostituzione e all'omicidio.