Sono stati tanti gli anni di lotta per il raggiungimento della parità dei diritti tra uomo e donna. Il mondo occidentale è certamente quello che rispecchia gli effetti di questo scontro. Tuttavia, non si può dire lo stesso per quel che riguarda il mondo islamico. Nei paesi islamici la donna è tuttora subordinata all’uomo: è un suo oggetto. A tal proposito, è utile effettuare un paragone tra un paese occidentale, l’Italia, il quale ha raggiunto la parità di genere con l’entrata in vigore della Costituzione italiana, e un paese islamico, l’Iran, nel quale la donna non ha nessun valore.
Mentre l’Italia fonda l’uguaglianza di genere su un documento giuridico, quale la Costituzione, sancendo all’articolo 3 l’uguaglianza formale e sostanziale, l’Iran – così come gli altri paesi islamici –, fonda la disparità tra uomo e donna su documenti prevalentemente di matrice religiosa e solo successivamente giuridica: il versetto 2/228 (Shūrā), ad esempio, cita “Gli uomini sono superiori alla donna di un grado”.
Mentre l’Italia fonda l’uguaglianza di genere su un documento giuridico, quale la Costituzione, sancendo all’articolo 3 l’uguaglianza formale e sostanziale, l’Iran – così come gli altri paesi islamici –, fonda la disparità tra uomo e donna su documenti prevalentemente di matrice religiosa e solo successivamente giuridica: il versetto 2/228 (Shūrā), ad esempio, cita “Gli uomini sono superiori alla donna di un grado”.