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È in corso, ormai da tempo, una profonda trasformazione dello Stato italiano che non sta avvenendo attraverso una modifica costituzionale. In questo agile pamphlet Alessandro Volpi ripercorre gli ultimi anni di crisi e individua alcune strade per una giusta riforma fiscale. La crisi pandemica e la guerra hanno rappresentato un balzo verso l’ignoto. Sono tanti, infatti, gli elementi nuovi che sono emersi e che risultano, per molti versi, sconosciuti alla nostra storia in cui non si sono registrati fenomeni di paralisi così totale. Alessandro Volpi scrive perché sia così pressante e urgente una…mehr

Produktbeschreibung
È in corso, ormai da tempo, una profonda trasformazione dello Stato italiano che non sta avvenendo attraverso una modifica costituzionale.
In questo agile pamphlet Alessandro Volpi ripercorre gli ultimi anni di crisi e individua alcune strade per una giusta riforma fiscale.
La crisi pandemica e la guerra hanno rappresentato un balzo verso l’ignoto. Sono tanti, infatti, gli elementi nuovi che sono emersi e che risultano, per molti versi, sconosciuti alla nostra storia in cui non si sono registrati fenomeni di paralisi così totale.
Alessandro Volpi scrive perché sia così pressante e urgente una riforma fiscale nel nostro Paese, affinché si possa salvare la democrazia rappresentativa, porre un freno alla grande finanza, fermare l’avanzata del debito e, in ultima analisi, riformare le istituzioni dello Stato.
Questo saggio ripercorre la storia recente del nostro Paese ponendo particolare attenzione alle mutazioni strutturali che stiamo vivendo, senza neanche accorgercene, e dando spazio alle riforme necessarie per un ripensamento del fisco che sia finalmente equo e progressivo.
Se è vero, infatti, che la polarizzazione delle fortune è così marcata – in Italia, l’1% più ricco della popolazione possiede il 25% della ricchezza – non sarebbe troppo gravoso chiedere, ogni anno, per un decennio, un “contributo di solidarietà” dell’1,5% di tale cifra applicato ai patrimoni che rientrano in tale fascia. Si ricaverebbero così 37,5 miliardi.