In generale si è d'accordo sul fatto che l'esplosione del neorealismo sia propria dell'età che va dal 1943 al 1949, ma, anche se in modi diversi, il periodo terminale degli anni trenta viene considerato come fondamentale anticipatore di questo fenomeno culturale. C'è chi parla appunto di «nuovo realismo» (Luperini) e chi vede in esso il periodo della semina: il periodo della preparazione e della semina era cominciato pressappoco nel 1930 col consolidarsi delle prime reazioni degli intellettuali, in Italia e fuori, alla dittatura fascista ormai stabilizzata. E' giusto riconoscere che l'Italia, culla del fascismo, fu anche il primo paese che offrì un'attiva opposizione contro di esso, sul piano dell`azione come su quello delle idee. E questa precoce vaccinazione contro il fascismo fu di grande importanza per ciò che l'Italia fu poi in grado di dire all'Europa col movimento neorealista; intellettuali come Gobetti, Amendola, i Rosselli, Gramsci, Silone, Salvemini ecc. scrissero e agirono quando il fascismo governava l'Italia e ricattava l'Europa. Il neorealismo cominciò, oltre che con Fontamara (primo romanzo antifascista europeo), con le lettere e i quaderni scritti da Gramsci in carcere, con le considerazioni e le esperienze che Carlo Levi e Cesare Pavese venivano facendo al confino, con la critica della realtà italiana contenuta nei primi libri di Moravia e di Vittorini. Il neorealismo italiano trova, quindi, le sue origini assai prima della guerra e della "Resistenza" e va valutato sui tempi lunghi.