Cura e traduzione di Francesco Vizioli
Edizione integrale con testo latino a fronte
Da Galileo a Newton, da Giordano Bruno fino a Einstein, tutti i più grandi scienziati e filosofi della storia si sono confrontati con il De rerum natura di Lucrezio, autentico punto di riferimento nella storia del pensiero moderno e al tempo stesso opera di altissima poesia. Pubblicata postuma da Cicerone senza che l’autore avesse avuto il tempo di rivederla, questa lunga e articolata esposizione dei princìpi della cosmologia materialistica epicurea, pur fortemente radicata nel proprio tempo, ci giunge oggi come un messaggio di straordinaria attualità. L’autore la concepì per opporsi al dilagare delle passioni e delle superstizioni nella Roma del I secolo. Ma nonostante la dichiarata, incondizionata adesione alle teorie di Epicuro, traspaiono continuamente nel testo la tensione emotiva e intellettuale, la partecipazione umana e una visione luminosa e realistica della vita, sorprendente e consolante scoperta per il lettore del nuovo millennio.
«Venere, madre di Eneidi, che doni la gioia
agli dèi ed agli uomini: per te nel continuo
avvicendarsi dei cieli le navi vanno sui mari,
le terre sono abitate e tutto quello che nasce
rifugge al buio e si apre alla luce del sole:
il vento si placa al tuo arrivo e le nuvole in cielo
si fanno più rade, la terra industriosa ci dona
fiori di ogni colore: per te le marine sorridono
mentre si spande nel cielo un roseo chiarore.»
Lucrezio
Tito Lucrezio Caro nacque tra il 99 e il 97 a.C. e morì tra il 55 e il 53 a.C. Si tratta di date piuttosto incerte, come incerte risultano essere tutte le notizie sulla sua vita. I suoi contemporanei lo citano raramente ma si suppone che la sua formazione sia avvenuta a Roma. Scrisse un’unica opera, il De rerum natura.
Edizione integrale con testo latino a fronte
Da Galileo a Newton, da Giordano Bruno fino a Einstein, tutti i più grandi scienziati e filosofi della storia si sono confrontati con il De rerum natura di Lucrezio, autentico punto di riferimento nella storia del pensiero moderno e al tempo stesso opera di altissima poesia. Pubblicata postuma da Cicerone senza che l’autore avesse avuto il tempo di rivederla, questa lunga e articolata esposizione dei princìpi della cosmologia materialistica epicurea, pur fortemente radicata nel proprio tempo, ci giunge oggi come un messaggio di straordinaria attualità. L’autore la concepì per opporsi al dilagare delle passioni e delle superstizioni nella Roma del I secolo. Ma nonostante la dichiarata, incondizionata adesione alle teorie di Epicuro, traspaiono continuamente nel testo la tensione emotiva e intellettuale, la partecipazione umana e una visione luminosa e realistica della vita, sorprendente e consolante scoperta per il lettore del nuovo millennio.
«Venere, madre di Eneidi, che doni la gioia
agli dèi ed agli uomini: per te nel continuo
avvicendarsi dei cieli le navi vanno sui mari,
le terre sono abitate e tutto quello che nasce
rifugge al buio e si apre alla luce del sole:
il vento si placa al tuo arrivo e le nuvole in cielo
si fanno più rade, la terra industriosa ci dona
fiori di ogni colore: per te le marine sorridono
mentre si spande nel cielo un roseo chiarore.»
Lucrezio
Tito Lucrezio Caro nacque tra il 99 e il 97 a.C. e morì tra il 55 e il 53 a.C. Si tratta di date piuttosto incerte, come incerte risultano essere tutte le notizie sulla sua vita. I suoi contemporanei lo citano raramente ma si suppone che la sua formazione sia avvenuta a Roma. Scrisse un’unica opera, il De rerum natura.