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Il volume analizza diacronicamente le rappresentazioni sociali e l’immaginario collettivo sull’Africa e gli africani in Italia, per rilevare e comprendere elementi di continuità con il nostro passato coloniale. L’ipotesi è che, sottotraccia, un certo razzismo inconsapevole continui ad albergare nelle nostre coscienze. Contrariamente a quello più becero ed esplicito, che vede nei fascismi di ieri e di oggi alcune delle sue espressioni più manifeste, il razzismo implicito, riconoscibile solo se svelato e se le premesse su cui si adagia vengono decostruite, può essere addirittura più pericoloso,…mehr

Produktbeschreibung
Il volume analizza diacronicamente le rappresentazioni sociali e l’immaginario collettivo sull’Africa e gli africani in Italia, per rilevare e comprendere elementi di continuità con il nostro passato coloniale. L’ipotesi è che, sottotraccia, un certo razzismo inconsapevole continui ad albergare nelle nostre coscienze. Contrariamente a quello più becero ed esplicito, che vede nei fascismi di ieri e di oggi alcune delle sue espressioni più manifeste, il razzismo implicito, riconoscibile solo se svelato e se le premesse su cui si adagia vengono decostruite, può essere addirittura più pericoloso, in quanto ambiguo e per questo meno evidente. Se infatti il razzismo di matrice fascista è riconosciuto tale quasi unanimemente, il razzismo inconsapevole parla soprattutto di quelle strutture di pensiero considerabili “falsi amici”. Si tratta della “banalità del male” inoculata attraverso canzoni, pubblicità, modi di dire, film, manifesti politici, testi scolastici, articoli di giornale considerati bonari, anodini, innocui, talvolta addirittura scientifici o all’occorrenza divertenti per il senso comune, ma che invece sono irrorati da stereotipi e pregiudizi il cui apparato radicale arriva fino al fascismo e all’esperienza coloniale e serpeggia ancora nel sentire dei nostri giorni.