L’incontro tra le competenze scientifiche pluridisciplinari della Fondazione Giulio Pastore e, in Università Cattolica, le competenze propriamente storiografiche sia dell’Istituto di storia economica e sociale «Mario Romani» (ora Dipartimento) che dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia intestato allo stesso professor Romani, ha una storia più che quarantennale. Ne è testimone una lunga serie di studi pubblicati negli «Annali» della Fondazione e sul «Bollettino» dell’Archivio, oltre che numerose opere monografiche e collettanee. Meno intensa la produzione di materiali orientati alla didattica ma non privi di originalità e di valore storiografico iniziata nel 1979 con la pubblicazione di un mio lavoro in due tomi (L’esperienza sindacale in Italia, La scuola editrice) reso possibile, per un neolaureato, dall’avere a riferimento scientifico il professor Sergio Zaninelli e il professor Vincenzo Saba. Quel testo, soprattutto il secondo tomo dedicato al secondo dopoguerra, si fondava su un cospicuo apparato documentale. Tale impostazione «di scuola» riferibile in origine a Mario Romani, non temeva di accostare il lettore (fosse lo studente universitario, il sindacalista o chi altro) alle fonti proprie del lavoro dello storico. La medesima impostazione è stata ripresa recentemente da Marianna De Luca in un suo lavoro dal titolo «Nel rispetto dei reciproci ruoli». Lineamenti di storia della contrattazione collettiva in Italia (Vita e Pensiero, 2013). Lavori, si conveniva a un recente seminario con Giuseppe Berta, quasi catacombali se si considera la crescente desuetudine a fondare la didattica universitaria (e i corsi di formazione sindacale) sui documenti. Per non dire del degrado culturale e civile dei corsi che si allineano alla moda dell’insegnare senza educare come quando si chiede di appiccicare nella memoria di breve periodo qualche slide prontamente dimenticata il giorno dopo l’esame. Anche Giampiero Bianchi – con questa dispensa – chiede ai suoi studenti del corso di Storia del lavoro e delle relazioni industriali della Facoltà di economia, sede di Roma, di scendere le scale delle medesime catacombe, di rischiare di perdersi nei cunicoli quando la lettura risulterà più impegnativa e i testi di non immediata comprensione. Sapendo che da quelle scale si risale con attitudini critiche e con arricchimenti culturali che non andranno più smarriti. Strumenti didattici di questo genere sono impegnativi anche per il docente, soprattutto se il docente ha l’ambizione di accostare i suoi allievi a un tema cui attribuisce un’importanza decisiva per il futuro delle imprese e dei lavoratori, dunque per il nostro intero Paese. Così è per la partecipazione, termine che ricorre nei più diversi contesti sino a quasi smarrire ogni concretezza, e mentre va considerata una scommessa decisiva per la vita produttiva del nostro Paese e per il superamento di questa perdurante crisi. Di qui la necessità di riferirsi alla comparazione internazionale, così come nella solida tradizione della Fondazione Giulio Pastore. L’auspicio è che questi materiali possano diventare a breve un volume da proporre su più ampia scala. Tratto dalla Prefazione